Nyctophobya

Editore: Dunwich Edizioni

Collana: Ritorno a Dunwich

Data di pubblicazione: Febbraio 2016

Pagine: 250

Formato: Copertina flessibile

Prezzo di copertina: 11,90 €

Ebook: 2,99 €

 


Immaginate se un giorno qualcuno spegnesse l’interruttore principale, il Sole. Il mondo collasserebbe, decretando l’estinzione di ogni forma di vita. Oppure l’ecosistema troverebbe una forma di sostentamento alternativa, riequilibrandosi in funzione di una nuova fonte di energia, il buio stesso. Quest’ultimo scenario è quello prospettato da Carlo Vicenzi in Nyctophobia. Mondo senza luce.

dark apocalypseTutto è accaduto tanto tempo fa. Le generazioni più giovani sono venute al mondo quando già l’oscurità ha fagocitato ogni traccia di luminosità. E’ stato allora che è giunta la Lunga Notte. La popolazione mondiale è stata decimata, e delle sue opere non restano che rovine sperdute. La civiltà ha subito una regressione. I pochi e raffazzonati centri urbani rappresentano gli ultimi baluardi contro le Tenebre. Al di fuori di essi, nella desolazione più assoluta, si annidano forme di vita corrotte dalle nuove condizioni ambientali. La legge naturale della sopravvivenza ha imposto che solo le specie più letali e spietate proliferassero. Di conseguenza la fauna e la flora si sono evolute in depravazioni di ogni sorta, attratte come falene da qualsiasi fonte luminosa possa interrompere la loro condizione di oblio. Ecco perché è sconsigliato avventurarsi fuori dai centri abitati. Restare in balia delle Tenebre corrompe corpo e mente. Il Buio ti cambia, ha una volontà propria. Esporsi a lui significa diventare preda del suo sobillare subdolo e meschino, che sottilmente si insinua nell’individuo annichilendo le emozioni più umane e fomentando quelle più bieche.

michael-ostermannVe l’ho detto: il Buio sta rimodellando il mondo a propria immagine. E non ha ancora finito”.

E’ notevole come Carlo Vicenzi, sin dalle prime righe, riesca a rendere palpabile tutta l’inquietudine che attanaglia l’atmosfera del suo romanzo. Ho trovato particolarmente azzeccata l’idea di conferire una sorta di logica al Buio, concetto che nel corso della trama viene sviluppato a piccole dosi, sapientemente bilanciate ai fini di un’efficace tensione scenica.

La prosa di Vicenzi ha un’ottima resa anche nel tratteggiare i personaggi, tutti gravati da un peso nel cuore o sulla coscienza. Le ombre che si stendono sulle loro personalità non sono solo frutto della strenua sopravvivenza nel regno del Buio, quanto piuttosto una proiezione del loro lato più cupo e violento che ha quasi soppiantato – in alcuni casi lo ha già fatto – ogni altra emozione.

GlaucoTale aspetto viene sviscerato pienamente, anche per ovvie ragioni di spazio che la trama gli concede, nei protagonisti. Prendiamo per esempio Glauco, un vecchio mercenario che può vantare ricordi del mondo antecedente all’avvento della Lunga Notte. Sono questi stralci di passato a rappresentare la sua unica ancora di umanità in
un’esistenza barbara che lo ha risucchiato quasi del tutto nella corruzione del Buio. Glauco girovaga senza trattenersi troppo nei centri abitati. Solo la sua scorza dura, insieme a un carattere cinico e una mente astuta gli hanno permesso di sopravvivere alla mercé delle Tenebre. In ogni caso non ne è rimasto immune. Nessuno lo è.

Eliana, la protagonista principale, è una tredicenne esiliata dalla propria Città (collocabile nel centro-nord dell’Italia) per aver reagito agli abusi sessuali subiti dal Podestà, una sorta di governatore cittadino. Con Eliana si assiste a tutto l’arco di trasformazione operato dal Buio su un individuo. Senza più dimora, Eliana ha la “fortuna” di incontrare Glauco che la accoglie non proprio calorosamente, sebbene alla fine decide di tenerla con sé.  Da questo momento inizia la precoce iniziazione di Eliana alla vita adulta. E’ l’unico approccio che deve adottare se vuole avere qualche speranza di sopravvivere. Anche perché Glauco pare abbia altri piani in mente che fare da badante, e Eliana sarà costretta a dover contare unicamente sulle proprie capacità.

IElianansieme a lei il lettore farà esperienza delle atrocità che si annidano nel Buio, e di come esso abbia corroso ogni traccia di umanità persino all’interno degli sporadici centri abitati. Se la speranza, come si dice, è l’ultima a morire, nel romanzo di Vicenzi essa pare ormai moribonda, anche quando uno slancio di ottimismo può lasciare presagire altro.

Il maggior pregio che ho riscontrato in Nyctophobia è la resa dell’ambientazione, ammantata di spettralità e decadenza, oppressa da una gravosa sensazione di tragicità da cui pare non esista scampo. Il lettore viene proiettato immediatamente, senza mezze misure, in un contesto già collassato nel quale si prospettano solo sviluppi nefasti.

Di Carlo Vicenzi avevo letto lo steampunk Ultima. La Città delle Contrade e il fantasy I Cento Blasoni – Il romanzo (che ho anche recensito). A mio avviso il distopico – tendente all’horror – Nyctophobia rappresenta l’apice qualitativo della sua intera produzione. Alla luce di ciò, considero l’autore una delle penne più promettenti del panorama fantastico italiano.


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