Editore: Il Palindromo

Collana: I tre sedili deserti

Data di pubblicazione: Marzo 2022

Pagine: 353

Formato: Copertina flessibile

Prezzo di copertina: 23 € 

Ebook: /

 

 

 


“Sono un credente! Forse faccio male a non essere un assiduo praticante, nel miglior senso di questa parola. A poco a poco, dal vanitoso ateismo giovanile la mia sincera riflessione mi ha convinto che come accettiamo tante ineluttabili leggi fisiche dobbiamo accettare anche le spirituali che non sono meno ineluttabili di quelle. Il fatto religioso non è un’accidentalità”

 

Così scriveva Capuana sul retro di una sua foto, confessandosi propugnatore del sovrasensibile. Eppure, ancora oggi, nelle aule scolastiche viene insegnato principalmente il suo apporto alla corrente verista. Non ci tengo ad aprire una polemica sulla piattezza della didattica convenzionale, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Mi preme invece cogliere l’occasione per presentarvi un altro Capuana, di gran lunga più affascinante dal mio punto di vista.

Durante la sua carriera di romanziere ha abbracciato il naturalismo fondato da Émile Zola, al quale ha dedicato il romanzo Giacinta (1879), opera inaugurale del verismo italiano. Pur fedele alla corrente zoliana, Capuana non ha mai nascosto la sua fascinazione per l’occulto, indagando gli oscuri anfratti della realtà e dell’inconscio. Un sentiero ambivalente battuto non di rado dai letterati dell’epoca, tra cui una menzione d’onore la riservo a Guy de Maupassant[1].

Da poco superati i quarant’anni, intellettuale ormai affermato, Capuana comincia a sfornare una serie di articoli sul settimanale “Fanfulla della Domenica” da lui stesso diretto, i quali verranno poi accorpati e integrati nel volume Spiritismo? (1884) a cui nel 1896 abbina Mondo occulto, rimarcando il risorgimento spiritualista in atto. Il primo suo scritto in materia è datato agosto 1864, quando si trasferisce a Firenze e magnetizza la giovane Beppina Poggi, posseduta dallo spirito di Ugo Foscolo.

Spiritismo? è impostato come un’epistola all’amico Salvatore Farina, «sodale del periodo milanese, delle serate ai tavolini del Biffi e del Cova, e della frequentazione degli ambienti scapigliati in cui il fascino dell’occulto aveva già seminato inquietudini e suggestioni»[2]. I due amici avevano lasciato gli studi giuridici per coltivare interessi letterari e occultistici. Farina, va specificato, era stato introdotto al magnetismo da Igino Ugo Tarchetti, esponente del movimento della Scapigliatura che ha rilanciato in Italia la letteratura dello spiritismo e del fantastico.

Tornando a Spiritismo?, il punto interrogativo nel titolo rappresenta uno scrupolo aggiunto per prudenza, visto l’argomento scottante suscettibile di confutazioni. Infatti non sono mancate le stroncature e gli scherni da parte della critica più abbottonata.

Dal canto suo Capuana non tentenna un istante. La sua penna scorre imperterrita sulle pagine, battendosi contro lo scetticismo aprioristico degli accademici a colpi di testimonianze dirette, casi di medianità spontanea, esperimenti di magnetizzazioni, responsi di eminenti personalità del settore (Charcot, Lombroso, Kardec, Blavatsky e altri).

Con il suo libro Capuana divide il pubblico, ma il successo è conclamato. Ai detrattori – comprese le bonarie prese in giro degli amici Giovanni Verga e Federico De Roberto – fanno da contraltare, in numero ben maggiore, i sostenitori, sopra i quali si levano le lodi del medico e criminologo Cesare Lombroso che, reduce da una fase di assoluto empirismo, si addentra nello spiritismo dopo l’incontro con la medium Eusapia Palladino, una celebrità internazionale nel campo. Nel 1907 un’equipe con attrezzature all’avanguardia, guidata dal filologo Filippo Bottazzi, analizza le straordinarie doti della donna rilasciando un responso sbalorditivo: il soprannaturale esiste ed è scientificamente misurabile[3].

Intorno al 1870 se n’era accorto anche il fisico britannico William Crookes, tra i fondatori della fisica del plasma. Secondo lui, dopo un anno a vagliare fenomeni medianici, dai medium promana un’energia anomala, inconscia, definibile forza psichica. Una chiave di lettura che abilita lo spiritismo da cialtroneria a fenomeno scientificamente rilevante, tanto da guadagnarsi uno specifico filone di studi chiamato ricerca psichica.

Sull’argomento anche Lombroso stila un’attenta documentazione, data alle stampe postuma con il titolo Ricerche sui fenomeni ipnotici e spiritici (1909).

Il successo di Spiritismo? apre le porte a una sfilza di nuove pubblicazioni sul tema firmate da eruditi di ogni ambito. Di particolare rilievo è il monumentale saggio in due volumi Storia dello spiritismo (1897)[4], dove il ricercatore Cesare Baudi Di Vesme – a cui Lombroso nel 1898 affida la direzione della Rivista di Studi Psichici – cataloga fenomeni occulti e credenze soprannaturali a partire dalla preistoria. Volendo proseguire ancora un po’ la trattatistica italiana sul fenomeno, potrei ricordare gli importanti contributi di Armando Pappalardo con Spiritismo (1898), Enrico Morselli con Psicologia e spiritismo (1907), Francesco Zingaropoli con Apparizioni di spiriti sui campi di battaglia (1916) e Gino Trespioli con Spiritismo moderno. I fenomeni (1934).

È evidente come il dibattito tra empirismo puro e metapsichica si fosse acceso anche nella società italiana (divampando fino al fascismo), portandola con un po’ di ritardo ad aggregarsi agli Stati Uniti e al resto d’Europa, dove la controversia si era delineata già nel Settecento – con il magnetismo praticato da Franz Anton Mesmer – per poi deflagrare dal 1848 nello spiritismo moderno, innescato dal caso di Poltergeist delle sorelle Fox di Hydesville, New York.

Qualche anno dopo nel Vecchio Continente, per la precisione a Parigi intorno al 1852-53, ci pensa Allan Kardec (pseudonimo di Hippolyte Denizart Rivail) a tenere vivo l’interesse per le esperienze medianiche, indagando il fenomeno con rigore empirico, dal suo punto di vista, fino a trarne una dottrina di stampo neoplatonico-orientale sistematizzata nei celeberrimi Libro degli Spiriti (1857) e Libro dei Medium (1861). Non solo, nel 1858 fonda la Societé Parisienne des Études Spirites a cui aderisce persino Napoleone III.

Dunque, sulla scia dei suoi illustri predecessori, anche Capuana approccia scientificamente la tesi dell’immortalità dell’anima, l’esistenza di un residuo eterico che possa confutare i dettami del materialismo e aprire le coscienze a una prospettiva inedita dell’esistenza, quella ultrafanica.

 

“In ogni caso, bisogna che il lettore sia assolutamente garantito intorno alla realtà dei fatti che gli vengono sottoposti. Io come il capo della assise, giuro sul mio onore e sulla mia coscienza, che in tutto quello che son per raccontare non ho aggiunto nessuna frangia, neanco una virgola di mio. E giuro tanto più facilmente, quanto più son sicuro di non essere stato vittima di nessuna allucinazione, di nessuna soperchieria”

 

Seduta spiritica di Eusapia Palladino

In Spiritismo?, chiamando a supporto l’assoluta attendibilità dei fatti esposti, Capuana incalza il lettore con molteplici episodi all’insegna del soprannaturale. Visioni, ritrovamenti sbalorditivi, contatti con l’aldilà, esperimenti surreali si avvicendano in una narrazione appassionante dove si evince non solo il fervore dell’autore, ma anche il fermento socioculturale dell’epoca.

Dopo Spiritismo?, l’edizione Il Palindromo propone un ventaglio di racconti compresi tra il 1887 e il 1907,  ispirati dalle metafisicherie di cui abbonda lo scritto precedente. Ecco i titoli: Vita spirituale (1887), Suggestione (1914), Ofelia (1897), La redenzione dei capilavori (1901) e Fatale influsso (1907).

In passato questo lato di Capuana mi aveva già convinto con le raccolte Novelle del mondo occulto (Pendragon, 2007) e Il Decameroncino (Salerno, 1991). I racconti inclusi nell’edizione il Palindromo si sono dimostrati altrettanto validi. In ognuno di essi si assiste a un paradosso della realtà, un fenomeno che non dovrebbe esistere eppure eccolo là, deciso a sconfessare i paradigmi del positivismo. Nel racconto La redenzione dei capolavori, il personaggio del dottor Maggioli lo dichiara con schiettezza: «Più la scienza va avanti e più diviene ignoranza!»[5].

Nel caso de Il Decameroncino (1901), ma il discorso vale per tutta la narrativa occulta di Capuana (e di tantissimi altri autori affini), Alberto Castelvecchi annota che personaggi ed eventi «sembrano nascere con l’unico intento di realizzare una precisa tesi, nata in un contesto extraletterario: veridicità di questo o quel procedimento irrazionale, verifica di questo o quel presupposto positivo dell’indagine scientifica, e via dicendo»[6].

Oltre a Capuana, la riuscita di questa nuova edizione di Spiritismo? è merito anche della curatrice Simona Cigliana, ferratissima sull’argomento come testimoniano altre sue ottime pubblicazioni. Accrescono la qualità generale i contributi di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam, le fotografie e i disegni – altre grandi passioni – di Capuana, le ricche appendici. Insomma, la collana “I tre sedili deserti” non sbaglia un’uscita e questa, in particolare, fa il punto su un passaggio cruciale della letteratura e della cultura popolare italiana.

 

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[1] Ne ho trattato ampiamente nell’articolo Maupassant e la formula dell’ombra, in «Molotov Magazine», Numero 1, Independent Legions Publishing, Trieste 2020, pp. 11-15.

[2] S. Cigliana, «A traverso l’ignoto», in L. Capuana, Spiritismo?, Il Palindromo, Palermo 2022, p. 15.

[3] Il materiale di quella indagine viene divulgato da Bottazzi nel volume Fenomeni medianici (Perrella Editore, 1909).

[4] Al momento l’edizione italiana più recente è della Ghibli, risalente al 2013.

[5] L. Capuana, Op. cit., p. 264.

[6] A. Castelvecchi, Introduzione, in L. Capuana, Il Decameroncino, Salerno, Roma 1991, p. 8.


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