Saramago

Editore: Feltrinelli

Collana: Universale Economica

Data di pubblicazione: Maggio 2014

Pagine: 521

Formato: Copertina flessibile

Prezzo di copertina: 9,50 €

Ebook: 5,99 €

 


Quanto a fondo conosciamo le religioni? Il termine al plurale è d’obbligo, considerando le pluralità etniche sparse per il mondo, spesso in conflitto – verbale o armato – in nome di un credo ritenuto valido a priori, solo perché connaturato nelle rispettive radici culturali.

Le guerre di religione sono state una costante nella storia. Ancora oggi il fanatismo miete vittime e avvelena la moralità che un vero credente dovrebbe preservare. A ben vedere, nei testi sacri gli stessi “dèi” non si dimostrano dei pacifisti incorruttibili. Se sgarrano loro spetta forse all’uomo dare il buon esempio? Allora, ripeto, quanto sappiamo effettivamente delle religioni? Dobbiamo ritenerle un esempio di rettitudine da perseguire, una speranza che mitighi le avversità della vita, o sono la più grande strategia di marketing della storia?

José Saramago (premio Nobel per la letteratura nel 1998) pare propendere per la terza ipotesi, a giudicare da quanto si legge nelle pagine de Il Vangelo secondo Gesù Cristo. Scritto nel 1997, il romanzo suscitò ampie polemiche a causa del tono dissacratorio con cui stravolge le vicende tramandate dai vangeli canonici.

La trama ripercorre la vita di Gesù Cristo, ma sin dalle prime pagine si avverte la piega pungente che l’affilata penna dell’autore intende tracciare. Saramago attinge da tutti quei testi che la Chiesa ritiene apocrifi, in quanto non conformi all’ideologia cristiana veicolata dalla Bibbia e dai quattro vangeli. Ma anche nei testi ufficiali, a ben vedere, non tutto quadra.

Il consueto momento dell’annunciazione vede un angelo vestito di stracci (chiaramente non è il Gabriele della tradizione), dalla stazza inquietante e lo sguardo cupo, presentarsi alla porta di Maria sotto le spoglie di un mendicante in cerca di ristoro. Maria gli offre un pasto e quello le restituisce la ciotola con dentro della sabbia luccicante, poi scompare. Maria racconta l’accaduto al marito The hoodGiuseppe che, seppur scettico, avverte gli Anziani. Questi avviano un’inchiesta sull’inspiegabile fenomeno. Nessuno crede al racconto Maria, in quanto donna è ritenuta per natura incline alla menzogna e al raggiro (memori di quanto fece Eva con Adamo), sottomessa quindi alla volontà del marito.

Lo strano angelo apparirà svariate volte a Maria, le sue annunciazioni recano più inquietudine che sollievo. Probabilmente perché non illude la donna con promesse di redenzione e di conforto divino. La realtà è ben altra cosa rispetto alle favole.

Al momento del parto Maria patisce i tormenti delle doglie, succube nonostante il dolore delle decisioni di Giuseppe. Gesù nasce come un bambino qualsiasi, sporco di sangue e urlante. Giuseppe, esasperato dal travaglio della moglie, fugge lontano e si imbatte in alcuni pastori con cui ritorna alla grotta. Sono loro i re magi della leggenda, qui semplici caprai che offrono i prodotti del loro lavoro: pane, formaggio e latte. Niente ricchezze portate da esotici re d’Oriente.

Intanto a Erode viene predetta la nascita di un bambino che metterà a repentaglio il suo dominio. Il re di Giudea emana l’ordine di uccidere tutti i bambini entro i tre anni. I romani passano al setaccio le abitazioni, strappano i fanciulli dalle culle e dalle braccia delle madri, e li passano a fil di spada. Gesù scampa all’infanticidio ma quando lo viene a sapere non si dà pace. Con rammarico e rabbia riflette su quante stragi siano passate indifferenti a Dio, e quante altre ne ha provocate la sua indole punitiva. Proprio Gesù, che dovrebbe rappresentare il più puro dei credenti, arriva a dire: “Quando arriverà, o Signore, il giorno in cui verrai a noi per riconoscere i tuoi errori dinanzi agli uomini”.

L’intero romanzo mette in risalto l’atteggiamento egoista e tirannico di Dio, a cui fa da contraltare la condizione di Gesù quale suo umile portavoce in terra. Un ruolo che non ha scelto, ma gli è stato imposto. Nonostante tutto egli vi adempie, fino alla fine. Tuttavia, essendo un uomo che non dà per scontati gli ordini che gli giungono dall’alto, arriva a fare delle riflessioni tramite cui l’autore mira a far riflettere tutti noi. Gesù risveglia le coscienze non in funzione di Dio, come riportano in testi sacri, ma da Dio. “Il volere di Dio può essere un non volere, il suo non volere la sua volontà. Soltanto il volere dell’uomo è vero volere, e non ha importanza di fronte a Dio”.

God orderPersino sulla croce, vittima sacrificale del Signore e non dell’umanità, Gesù si mantiene coerente con quanto ha maturato nel corso dell’esperienza che lo ha visto servo di un potere a cui non si è mai appellato se non per motivi legittimi, specchi dei comuni dubbi dell’uomo.

L’ennesima frecciata contro l’ipocrisia della dottrina si ha quando Dio, Gesù e il diavolo parlano tra loro su una barca in mezzo a un lago. A un certo punto il diavolo si pente di essersi ribellato a Dio, vuole riconciliarsi con lui e abbandonare per sempre l’avvilente masnada di peccatori su cui regna. Aggiunge, a ragion veduta, che un simile cambiamento estinguerebbe i mali del mondo. Ma Dio glielo nega, perché senza il diavolo il bene che lui rappresenta svilirebbe. Affinché Dio esista e abbia autorità il diavolo deve continuare a recitare il ruolo di antagonista.

Il vangelo secondo Gesù Cristo sembra un manifesto contro la propaganda cattolica, in cui ogni tanto l’autore si lascia prendere la mano calcando più del necessario il suo punto di vista. In ogni caso l’argomento è senza dubbio delicato. Si può leggere il libro per semplice curiosità o per trarne spunti di riflessione. Il filo conduttore di tutta la storia però non va trascurato, a prescindere se si è credenti o meno. Mi riferisco al sotteso dibattito tra ragione e fede che si avvicendano nel corso delle pagine. Non tutto può essere spiegato dalla ragione, altrettanto si può dire della fede. L’importante è riconoscere le proprie lacune e, consapevoli di ciò, ragionare con cognizione di causa, senza lasciarsi sviare da chi mira a un proprio tornaconto.

Essere aperti al dibattito, rivalutare le proprie convinzioni se validamente confutate, sarebbe già un ottimo inizio per approcciarsi alle divergenze religiose con costruttività. A tal fine la perfetta condizione preliminare sarebbe quella di ammettere: “so di non sapere”. Diciamocelo, nessuno può conoscere una religione alla perfezione. Troppi sono i punti incerti su cui ancora oggi si dibatte, a cui qualcuno si ostina a rispondere mediante congetture dettate dall’opportunismo.

“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). Il problema è avere il coraggio di chiedere, cercare e bussare dove nessuno osa. In ciò il Gesù Cristo tratteggiato da Saramago dimostra coraggio da vendere.


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