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Tra tutti i cicli narrativi concepiti da David Gemmell, quello che mi ha più affascinato è la pentalogia delle Sipstrassi. In essa l’autore ha sviluppato un multiverso che rimescola personaggi e vicende mitologiche con altre futuristiche, secondo un disegno in cui vari piani dimensionali si sovrappongano in un complesso ordito narrativo di notevole impatto.

Le chiavi che aprono questi portali dimensionali sono delle pietre magiche, chiamate Sipstrassi.
Il nome significa “Pietra venuta dal Cielo”. I miti riferiscono di un meteorite schiantatosi eoni fa sulla Terra, i cui frammenti costituiscono le Pietre magiche rinvenute nei luoghi più disparati del mondo. Ogni volta che vengono usate il loro potere scema, fino a trasformarsi in sassi neri privi di utilità.

magic stoneLe Sipstrassi funzionano cedendo o acquisendo potere, grazie al quale è possibile realizzare i desideri, anche i più surreali, di chi ne usufruisce. Possono essere adoperate sia per scopi benevoli (come guarigioni miracolose o per trarre cibo da una roccia) che malvagi. In tal caso se le Sipstrassi vengono nutrite con l’Esper (l’energia dello spirito) a lungo andare si alterano nelle Pietre Insanguinate. Queste hanno effetti negativi su chi se ne serve, divorandone l’anima e accentuandone la malvagità.

Secondo le antiche leggende gli Atlantidi erano il popolo dotato dei più grandi poteri magici, grazie ai quali avevano eretto un impero vastissimo, dal Sud America all’Inghilterra. La loro magia derivava proprio dall’utilizzo costante delle Sipstrassi, che incastonavano anche negli utensili comuni e negli equipaggiamenti militari. Ma il merito principale della loro egemonia stava nell’uso della Pietra Madre: un blocco di Sipstrassi di otto tonnellate dal potenziale smisurato.

AtlantisL’ultimo re atlantideo fu Pendarric. Assetato di vendetta, impiegò le Pietre come arma e il suo animo si corruppe irrimediabilmente (una Sipstrassi è incastonata anche nella sua mitica spada, nota ai posteri come Excalibur). L’uso sconsiderato che sotto il suo regno gli Atlantidi fecero delle Sipstrassi alterò l’equilibrio della Natura, lacerò la struttura del tempo e spalancò le porte dell’universo alle creature spaventose ritratte nelle mitologie. Fu la catastrofe che inabissò il mondo, Atlantide inclusa.

Da questo cataclisma ebbe inizio l’Era Oscura, o Tempi Intermedi. In quel periodo l’uomo credeva di poter dominare la Natura, piegandola indiscriminatamente alla sua insaziabile brama di progresso. I segnali di pericolo non vennero colti per tempo e alla fine la Natura tirò fuori il suo spirito indomito. L’asse terrestre si inclinò e una seconda catastrofe ambientale, la Caduta, spazzò via nuovamente la civiltà. Da quel momento la gran parte delle conoscenze finirono nell’oblio, così come gli antichi culti, soppiantati dai nuovi. Questa è l’epoca oscura in cui prende vita la leggenda dell’Uomo di Gerusalemme, John Shannow.

Jon Shannow 2La trilogia che raccoglie le sue gesta è a mio avviso la parte più spettacolare.
L’ambientazione postapocalittica vede il mondo squassato dalla Caduta, che ha spazzato via le precedenti civiltà. Solo pochi individui, divenuti immortali grazie all’uso taumaturgico delle Sipstrassi, sono sopravvissuti. A causa dell’Armageddon la gran parte delle conoscenze sono finite nell’oblio, così come gli antichi culti, in seguito soppiantati dai nuovi. Tuttavia, per i più scaltri che sanno dove cercare, è possibile rinvenire stralci di documentazioni antecedenti il cataclisma. Sono state queste nozioni a spingere Jon Shannow a fare luce sull’antica fede, in lui mai snaturata.

Il suo tarlo è la comprensione del Libro, la Bibbia, in cui sono menzionate imponenti città che non esistono più sulle mappe come Giudea, Roma, Babilonia e Gerusalemme. Alcune voci dicono che essa sia stata ricostruita ma non si sa bene dove. Nel cuore del pistolero solitario la Città Santa rappresenta la Terra Promessa, l’El Dorado dello spirito in cui trovare risposte che acquietino i tumulti quotidiani della sua coscienza. Per questo viene soprannominato l’Uomo di Gerusalemme.

Molti sono gli interrogativi che spingono Shannow a comprovare la veridicità della sua fede. Lui avverte che qualora trovasse Gerusalemme tutti questi misteri troverebbero risposta. Ma la fama che lo precede non è delle migliori. Ovunque egli vada arreca sofferenze e morte. Che si tratti del tipico cammino di un uomo di fede, lastricato di dolori e tentazioni, al fine di metterlo alla prova per il conseguimento della beatitudine?

Rolynd è ciò che lui è o che non è. E’ un essere separato da tutti, una solitudine, un Talento. Tu non sei sopravvissuto finora soltanto grazie alla tua abilità… ciò che hai dentro ti guida. Possiedi il senso del pericolo che tu chiami istinto, ma che è molto di più”.

Attenzione però: Jon Shannow non è un pio samaritano, ma uno spietato cavaliere che fa valere con la pistola il proprio credo religioso, le cui sentenze sono letali e irreversibili.

Gemmell ci ha abituato a personaggi preda di conflitti interiori, sempre in bilico tra luce e ombra. Con Shannow il dissidio raggiunge una dimensione più metafisica. La sua crociata solitaria lo porta a essere uno spietato inquisitore non solo con i nemici, ma anche col destino e soprattutto con se stesso. La ricerca di certezze in una religione che ha da sempre spinto i fedeli a credere nel verbo anziché nei fatti lo logora, poiché nel mondo decaduto che lo circonda constata solo depravazione e corruzione, nessuno spiraglio di salvezza. Quale dio può consentire tutto questo? Dov’è la giustizia divina di cui ha sentito parlare nella Bibbia? Se il mondo, nell’imperscrutabile disegno cosmico, ha subito una punizione tanto severa può lui, misero uomo, sperare nella redenzione?

Jon Shannow 1La trilogia su Jon Shannow è soprattutto un manifesto volto smascherare i paradossi con cui la fede tenta di imporsi come incorruttibile verità universale. Inoltre si evidenzia quale portentosa arma possa essere la religione per dominare le vite altrui. A prescindere dalla divinità in cui si crede, la strumentalizzazione su cui i predicatori fanno leva riesce comunque a fare breccia nell’animo umano.

Se l’uomo ottiene una grazia inattesa è merito della divinità. Se l’uomo subisce una disgrazia è colpa sua.

Nel volume L’ultimo dei guardiani, nel corso di un dialogo tra Shannow e Beth secondo me viene colta in pieno la moralità del protagonista:

Beth: ‹‹Vedi che un uomo può cambiare, Jon Shannow? Che può crearsi una vita?››
Jon: ‹‹Suppongo di si…se ne ha la forza. Ma io non ce l’ho››.
Beth: ‹‹Mi dispiace per te, Shannow›› sussurrò. ‹‹Non sai cosa stai perdendo. Spero però che tu non stia ingannando te stesso, che non ti sia davvero innamorato di ciò che sei: l’Uomo di Gerusalemme, orgoglioso e solo, sventura dei malvagi. Si tratta di questo? Hai paura di rinunciare alla tua reputazione e al tuo nome? Temi l’anonimato?››
Jon: ‹‹Si, lo temo››.
Beth: ‹‹Allora sei più debole di quanto tu sappia: la maggior parte degli uomini ha paura di morire, ma tu hai paura di vivere››.

La sublime caratterizzazione dell’Uomo di Gerusalemme, in cui convivono toccante sensibilità e spietatezza, lo rende il personaggio meglio concepito da David Gemmell.

Uther_PendragonIl ciclo delle Sipstrassi si compone anche di una duologia che costituisce un’avvincente rivisitazione del mito arturiano. Per quanto non la reputo all’altezza della trilogia su Shannow, resta comunque un ottimo esempio della capacità dell’autore di modellare la storia e il folclore (doti che ho apprezzato anche nel Ciclo di Troia e nel Ciclo di Parmenion).

La duologia ci catapulta all’epoca in cui l’impero Romano, ormai indebolito, ha allentato la morsa su gran parte della Bretannia, una terra smembrata da numerosissime tribù in lotta tra loro, dove la magia ancestrale influenza le vite degli uomini. Qui il sovrano romano Maximus viene assassinato dal capo dei Brigante, Eldared.

Thuro, figlio del re ucciso, si trova solo, senza regno e costretto a fuggire dagli assassini del genitore. Si rifugia presso Culain, un leggendario eroe conosciuto in altre culture con svariati nomi. Presso di lui diventerà un uomo e tornerà nelle sue terre per riscattare il suo regno vessato dalle incursioni delle tribù nemiche. Prima di tornare a casa deve vedersela con nemici provenienti dalle Nebbie, un crocevia di mondi da cui scaturiscono creature orrende. In un susseguirsi di lotte, sofferenze e tradimenti il carattere di Thuro viene forgiato fino a renderlo l’uomo che diverrà il nuovo re di Bretannia: Uther Pendragon.

Le più popolari figure mitologiche convergono in questa intensa storia, intrecciate senza forzatura alcuna dall’inesauribile inventiva di Gemmell.

Ciclo SipstrassiIl Ciclo delle Sipstrassi venne stampato dalla Fantacollana Nord, e ad oggi è ingiustamente fuori catalogo, come gran parte delle opere dell’autore (di recente la Fanucci ha avuto la premura di ristampare la saga dei Drenai, ma meriterebbero la stessa opportunità anche i restanti titoli).

David Gemmell è scomparso prematuramente nel 2006, ma i suoi personaggi, originali e potenti, continuano a vivere nei cuori dei lettori che hanno avuto la fortuna di incontrarli. Nel mio, l’Uomo di Gerusalemme cavalca in testa a tutti gli altri. Spero che alla fine il suo creatore abbia trovato la propria Gerusalemme, ovunque essa sia.


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