Editore: Acheron Books

Data di pubblicazione: Gennaio 2016

Pagine: 261

Formato: Copertina flessibile

Prezzo di copertina: 13 €

Ebook: 4,54 €

 

 


Sardegna, giorni nostri. Un posto da favola, con un clima caldo e piacevole che ti culla lungo spiagge soleggiate a ridosso di un mare cristallino. Un paradiso da scoprire.

Sardegna, Età del Bronzo. Una terra cupa e aspra, atrio tra il mondo dei vivi e quello dell’Oltre da cui provengono esseri colossali e distruttivi. Un inferno da scongiurare.

Quale tra i due scenari sarebbe perfetto per ambientarvi una storia fantastica? Ovviamente il secondo. Ed è proprio questa la cornice di ŠRDN. Dal bronzo e dalla tenebra, romanzo fantasy di Andrea Atzori pubblicato da Acheron Books.

L’autore rievoca una terra antica, S’ard, ammantata di fosche leggende e culti pagani in cui vengono officiati riti disumani volti a impedire l’avvento di una piaga che da secoli vessa l’Isola: i Mamuthones, tristemente noti anche come Incubi. Essi sono dei giganti inarrestabili, con inespressive maschere di corteccia sul volto, pelli sulle spalle e campanacci appesi sul dorso, il cui sferragliare ne preannuncia l’arrivo che si concretizza con il loro materializzarsi in assenza di luce solare. I nuraghe, imponenti bastioni di pietra, sono i punti di accesso dei Mamuthones dall’Oltre in cui furono anticamente confinati dai Primevi. Per questo i torrioni sono costantemente presidiati da forze armate con l’arduo compito di abbatterli qualora il Pastore di Incubi non giunga a raccoglierli nel proprio gregge, domandone l’indole distruttiva.

Ogni nuraghe è protetto da un Sigillo che contiene la fuoriuscita dei colossi. Purtroppo però uno di questi è andato distrutto e la piaga degli Incubi inizia a riversarsi per S’ard lasciandosi dietro morte e rovina. La chiamata alle armi è dunque immediata. Vi accorrono persino gli Shardan, famigerati guerrieri fino a quel momento impegnati in Egitto nella conquista della Terra dei Faraoni. Il loro capo è Karnak di Antìgori, che appena sbarcato si ritrova la sua patria ridotta a un cumulo di macerie. Bisogna quindi riorganizzare repentinamente una strenua difesa per arginare la fiumana dei Mamuthones e ripristinare il Sigillo danneggiato. Ma non è abbastanza. Occorre inoltre rintracciare il Pastore di Incubi, dato per disperso, e condurlo al nuraghe infranto per soggiogare gli Incubi a piede libero. Alla missione prende parte anche Saurra, appartenente all’ordine delle Jonas, consorelle devote alla dea della morte Hekat, tra i cui culti riprovevoli vi è anche la designazione del Pastore di Incubi.

Come avrete intuito le premesse per un’avventura mozzafiato ci sono tutte. Mancherebbe soltanto uno stile di scrittura adatto a rendere su carta l’atmosfera di una mitologia tanto funesta e l’impari, epica lotta contro il tempo e le forze ancestrali che si stanno scatenando. Ebbene, Andrea Atzori centra anche questo obiettivo. La sua prosa scorre serrata, scandendo con la giusta dose di azione il vorticoso precipitare degli eventi. Gioco forza il lettore sarà spinto inconsciamente a tifare per questi eroi impegnati in una disperata lotta per la sopravvivenza da cui pare non ci sia scampo. Lo stesso Pastore di Incubi, ottimamente tratteggiato, mi ha suscitato pena e inquietudine allo stesso tempo. Il suo compito è una follia tale che soltanto chi è slegato completamente dai legami umani può adempiere, relegato a uno squallido – sebbene decisivo per le sorti di tutti – vagabondare verso il quale nemmeno gli déi mostrano compassione. Il Pastore è perennemente solo, ad eccezione degli Incubi che lo seguono inebetiti nella transumanza.

ŠRDN. Dal bronzo e dalla tenebra porta in auge gli antichi misteri di una terra culturalmente affascinante, e che devo ammettere non conoscevo sotto questo profilo. Il fosco e cruento panorama folcloristico su cui si staglia la storia non ha nulla da invidiare ai contesti più abusati della narrativa di genere. Al contrario conferisce una ventata di freschezza che non può non innescare curiosità e passione nel lettore, intrattenendolo fino all’ultima pagina.

Deus bos bardet.


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