Editore: Edizioni Polistampa

Collana: Plot

Data di pubblicazione: Febbraio 2011

Pagine: 128

Formato: Copertina flessibile

Prezzo di copertina: 7,75 €

Ebook: /

 

 

 

 


Francis Marion Crawford (1854 – 1909) è un autore che mi ha conquistato principalmente per due motivi: il talento e il suo attaccamento all’Italia, nello specifico alla Calabria, la mia terra.

Stiamo parlando di uno tra gli scrittori più prolifici e apprezzati del XIX secolo, che ha condiviso i primati di vendite con colleghi illustri quali Virginia Woolf, Henry James, Edith Wharton e Robert Louis Stevenson. Nonostante la produzione di Crawford venisse snobbata dai lettori più esigenti, egli ha avuto il merito di cavalcare le mode del periodo e riproporle senza troppi fronzoli o edulcorazioni, riscontrando non a caso gli apprezzamenti soprattutto del pubblico medio. Della sua vasta produzione solo una piccola parte è incentrata sul terrore e il mistero, sebbene sia proprio questa a garantirgli ancora oggi una certa notorietà. Crawford infatti è sempre stato affascinato dal soprannaturale e dal magico, in linea con le tendenze culturali della sua epoca, avide di esotismo e superstizione a dispetto del fervente rigore scientifico esaltato dal progresso tecnologico. Meritano comunque di essere menzionati i romanzi Mr. Isaacs (1883), incentrato sulla vita di un inglese in India, terra di cui l’autore rievoca l’esotico fascino con romantico mistero; La strega di Praga (1901), un gotico dalle atmosfere molto suggestive e Corleone (1897), primo romanzo sulla mafia che ho apprezzato moltissimo divorandolo in due giorni.

Pur avendo genitori americani (lo scultore Thomas Crawford e Louisa Cutler Ward, sorella della poetessa Julia Ward Howe), Crawford trascorre gran parte della sua vita in Italia. Nasce a Bagni di Lucca nel 1854 e muore nel 1909 a Sorrento. Visitata per la prima volta nel 1885 durante il viaggio di nozze, Crawford si innamora della cittadina campana a tal punto da prendervi casa, una bellissima villa con vista sul Golfo del Pecoriello. I suoi estimatori lo hanno battezzato il Principe di Sorrento.

Un altro borgo litoraneo particolarmente apprezzato da Crawford è San Nicola Arcella, in Calabria, caratterizzato dalla Torre Saracena che si erge sulla baia del porto naturale. Proprio tale costruzione diventa l’alloggio estivo di Crawford per circa 25 anni, scelta persino come location per una delle storie che compongono la bellissima antologia di cui vi parlo oggi: La cuccetta superiore e altri racconti.

Il libro in questione è stato pubblicato da Edizioni Polistampa nel 1998 e attualmente si trova solo nell’usato. I quattro racconti contenuti nel volume sono tratti dalla raccolta Uncanny Tales del 1911, distribuita nello stesso anno anche a Londra e New York con il titolo Wandering Ghosts.

Apre il sipario La cuccetta superiore, un rinomato capolavoro elogiato anche da Lovecraft che lo definisce “una delle storie dell’orrore più tremende di tutta la letteratura. In questo racconto, dove una cabina di nave è abitata dallo spirito di un suicida, particolari come la spettrale umidità marina, l’oblò misteriosamente aperto e la lotta da incubo contro l’indefinibile, sconosciuta cosa vengono trattati con incomparabile destrezza”. Come dichiarato da Lovecraft, uno spettro infesta la cabina 105 della Kamtschatka, la nave su cui il veterano Brisbane si è ripromesso di non mettere più piede proprio a causa dell’inquietante presenza che occupa la cuccetta superiore. Per quanto l’uomo si ostini a trovare una spiegazione logica al mistero della 105, le forze oscure che si scatenano in essa lo debilitano psicologicamente. Quando la causa di tutto quel delirio si palesa, Brisbane non può fare altro che ricredersi e appurare con un brivido che le dicerie udite a bordo non sono solo leggende marinaresche ma incubi reali.

Il racconto successivo, Perché il sangue è vita, è ambientato proprio a San Nicola Arcella. Il protagonista vive nella Torre Saracena eretta sulla scogliera nel XVI secolo. Quella sera egli si trova in compagnia dell’amico scandinavo Holger. Dalla terrazza che dà sull’entroterra, Holger nota tra le ombre della sera un tumulo e un qualcosa di bianco disteso sopra. Sembrerebbe una persona, ma la fioca luce lunare non permette di stabilirlo. Holger, incitato dall’amico che ovviamente ha già sperimentato l’evento, va a controllare e torna con i brividi addosso poiché, pur non trovando anima viva, crede di aver percepito una presenza dietro di lui. L’amico, che lo ha seguito con lo sguardo dal terrazzo, ha in effetti scorto una sagoma biancastra protendersi verso Holger, come a trattenerlo. A quel punto il padrone di casa racconta la storia del tumulo e della povera sventurata che, uccisa brutalmente, vi è seppellita. Lo scetticismo iniziale di Holger va incrinandosi mano mano che la vicenda si fa raccapricciante. Tra vendette, esorcismi e maledizioni, Crawford dispiega con maestria un orrore che, insieme ai protagonisti, non mancherà di far rabbrividire anche il lettore.

Ne Il fantasma della bambola il sovrannaturale assume connotati benigni. A Cranston House la piccola Lady Gwendolen è caduta dalle scale insieme alla sua bambola Nina che si è danneggiata gravemente. Per ripararla le domestiche la spediscono a Mr. Bernard Puckler, che fa questo lavoro da una vita aiutato dalla figlioletta Else. Dopo tutto questo tempo rinchiuso nel laboratorio affollato di giocattoli, Mr. Puckler ha sviluppato una vera e propria empatia verso di loro, tanto da commuoversi quando se li vede consegnare disastrati. Non fa eccezione Nina, verso la quale sviluppa addirittura un amore viscerale, quasi fosse una seconda figlia. Dal canto suo la bambola sfoggia delle facoltà fuori dall’ordinario che fanno patire a Mr. Puckler attimi di puro terrore. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, sicché la minaccia si tramuta in una inaspettata ventata di speranza.

Chiude l’antologia Il teschio che urla, un giallo sovrannaturale molto articolato dove ancora una volta lo straordinario irrompe nell’ordinario stracciando la razionalità dei personaggi e con essa le loro personalità integerrime. A distanza di molti anni, ormai in pensione, il capitano di transatlantici a vapore Charles Braddock racconta a un suo collega e amico di vecchia data un increscioso mistero. Tutto ha inizio tanti anni prima, quando a un medico di sua conoscenza, il dottor Luke Pratt, racconta la storia di una donna irlandese che uccise tre mariti sedandoli per poi versargli piombo fuso nelle orecchie. Il timore di Charles di ispirare un omicidio con quel racconto si tramuta in un ossessionante senso di colpa quando viene a sapere del decesso della signora Pratt e del mestolo con residui di piombo fuso rinvenuto nei pressi del cadavere. Il misfatto è stato consumato in camera da letto, dove nella cappelliera è custodito un teschio che Charles associa alla signora Pratt. Ma chi lo ha rimosso dalla salma una volta sepolta, e a quale scopo? A cosa sono dovute le urla strazianti emesse dal teschio quando lo si allontana dalla cappelliera? Quali legami intercorrono tra il teschio e alcune morti inspiegabili? A questo e molto altro Charles tenta di trovare una risposta logica confrontandosi con l’amico. Purtroppo per lui gli eventi si fanno sempre più inquietanti e il paranoico tentativo di aggrapparsi alla realtà lo sospinge inesorabilmente verso le tenebre di un male ignoto.

Come si evince da ciascun racconto, gli orrori di Crawford sono conturbanti e sibillini. Essi si insinuano a piccole dosi senza mai palesarsi pienamente né tantomeno con effetti truculenti. L’autore punta sull’intensità delle atmosfere in cui si vanno addensando sinistre percezioni che restano sospese tra la suggestione e la piena manifestazione, un costante inganno dei sensi che disorienta il personaggio e ne mina le certezze empiriche. Proprio questo brancolare nel mistero e nell’ineffabile, in una realtà non più ascrivibile a logici criteri scientifici, relega i protagonisti in un’angosciante dimensione di terrore, dove ogni punto di riferimento svanisce favorendo il malevole assalto dell’occulto.

Cos’altro aggiungere se non recuperare questa preziosa antologia, meritevole di un posto di prestigio tra i classici dell’orrore nella libreria di ogni collezionista che si rispetti.


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