Editore: Independent Legions Publishing

Data di pubblicazione: Giugno 2017

Pagine: 210

Formato: Copertina flessibile

Prezzo di copertina: 17 €

Ebook: 4,99 €

 

 

 

 

 


 Ho iniziato questo libro con la supplica per una fiamma e una rapida fine. Ma stavo chiedendo troppo. Adesso lo capisco. Non avrei mai dovuto aspettarmi che tu facessi quanto chiedevo. Perché mai avresti dovuto distruggere qualcosa che non avevi nemmeno visto?

Tu devi assaggiare l’acido dell’urina prima di spaccare la brocca. Devi vedere le piaghe sul corpo della donna prima di sbatterla fuori dal letto. Adesso lo comprendo”.

Un demone, un libro e il lettore. Un triangolo maledetto, un Gioco Dannato (tanto per rimanere in tema) che si protrae, pagina dopo pagina, in un tira e molla tra un’entità infernale e noi, il lettore appunto. La storia è una lunga confidenza a cui si lascia andare il demone Jakabok Botch, scandita da minacce di dannazione e tormento che intende infliggere al lettore se non brucerà il volume prima della fine. Ma noi non vorremmo mai interrompere una storia avvincente prima del finale giusto? Altrimenti che razza di lettori saremmo?!

Jakabok si dimostra un abile cantastorie, sebbene manifesti in un primo momento una certa ritrosia a rivelare particolari e segreti della propria vita. Probabilmente è proprio la confidenzialità che va instaurandosi pagina dopo pagina con il lettore a far sciogliere la lingua al demone, per quanto la sua natura peccaminosa riconosca in noi l’insaziabile brama del sapere e del proibito piuttosto che un empatico trasporto. E perché no, aggiungiamo un lato egoistico di Jakabok, un riscatto personale: lasciare un’impronta nella storia, essere finalmente ricordato da qualcuno.

Egli è cresciuto nel Nono Cerchio infernale in una famiglia disastrata, composta da un padre violento e alcolizzato, una madre afflitta e una sorella succube che lo hanno costretto a un’esistenza isolata. I suoi coetanei lo hanno sempre evitato e dileggiato. L’unica valvola di sfogo è stata la scrittura grazie alla quale ha convertito tutte le sue frustrazioni in vendette atroci con l’intento, in futuro, di attuarle. Il primo della lista nera era proprio il padre.

Un giorno la situazione familiare degenera più del solito, costringendo Jakabok a scappare da casa. Inseguito dal padre che vuole ucciderlo, la fuga rocambolesca di Jakabok si conclude in una trappola piazzata da alcuni cacciatori di demoni del Mondo di Sopra, popolato dagli umani. Da questo momento inizia per Jakabok Botch l’insidioso percorso di maturazione fino al definitivo consolidamento della sua natura demoniaca.

In tale processo riveste un ruolo chiave Quitoon, un altro demone che dopo avergli salvato la vita lo accoglie come compagno di viaggio. Tra i due si instaura un profondo quanto tormentato rapporto di amore/odio, scandagliato egregiamente da Barker che sicuramente ha attinto dalle proprie esperienze di vita. L’intensità e la naturalezza con cui emergono sentimenti tanto profondi rendono difficile pensare che si stia parlando di riprovevoli entità infernali.

Quitoon è ossessionato dalle invenzioni umane, motivo per il quale gira il mondo per scoprirne sempre di nuove.

E’ una macchina, Botch, un dispositivo per fare ciò che il Genere Umano non può fare da sé! Ci giurerei, costruirà una macchina per volare, se sopravvive abbastanza a lungo”.

Perché, ha nemici?”.

Soltanto uno. Se stesso. Ma le macchine che costruisce, in genere, sono prive della stupidità dei loro inventori. Io le amo, a qualunque cosa servano. Non mi stanco mai di ammirarle”.

Proprio in quei giorni si vocifera di un congegno portentoso che ha smosso sia le schiere infernali che quelle del Paradiso. Si tratta della pressa a stampa di Gutemberg, che darà il via a una circolazione del sapere più celere e ampia. Essendo la conoscenza un potere eccezionale con cui manipolare l’umanità, è facile dedurre la portata degli interessi in ballo e la conseguente corsa sul posto di angeli e demoni. Considerando poi che la prossima opera a essere pubblicata sarà proprio la Bibbia, si preannuncia un’adunanza di forze ultraterrene epocale.

Il gran pregio di questo libro, oltre al riuscito espediente dell’interazione personaggio-lettore, sta nell’umanizzazione delle entità sovrannaturali attraverso cui ravvisare una sconfortante quanto veritiera allegoria dell’indole umana.

La stessa nozione di bene e male, convenzionalmente contrapposti, assume connotati più terreni. Tra angeli e demoni non vi è una faida eterna, bensì una negoziazione per spartirsi e regolamentare la reciproca influenza sul mondo. Essendo noi umani concepiti a immagine e somiglianza del divino, non dovremmo stupirci se l’andamento del nostro mondo sia il riflesso di ciò che accade nelle Altre Sfere ultraterrene. Il nostro regno, così come il loro, è costituito da politicanti assetati di potere che siedono al tavolo delle trattative con una parvenza di perbenismo, salvo poi ruggire per difendere con i denti la loro fetta di torta, la loro porzione di profitto.

Non sono esenti da tale girone nemmeno gli ipocriti per eccellenza (con le dovute eccezioni), ovvero i potenti uomini di chiesa. La religione, come la diffusione della Bibbia attraverso la stampa, è stata la più grande manovra politica della storia. Un dominio ideologico costruito alla perfezione, fondato sulle immacolate apparenze dei suoi esponenti che, una volta svestitisi delle maschere di sacralità, si comportano come i peggiori diavoli. Ecco il senso generale di tutto il romanzo: non esiste un Paradiso né un Inferno, non esistono predicatori di Dio o di Satana. Sono due artifici concepiti dalla medesima mente.

Clive Barker è mancato per troppo tempo in Italia. Il suo ritorno, a lungo atteso, è stato all’altezza delle aspettative. Pur in grado di cambiare registro a seconda della storia (dallo splatter più trucido dei Libri di Sangue all’epica più maestosa di Imagica, tanto per riportare due esempi), il suo stile è sempre permeato da una foschia di tenebra che si trascina dentro amarezza e malinconia. Un tratto che inspessisce le atmosfere delle sue storie, non facendole mai scadere nel banale.

Ben tornato Clive, ci rivedremo in Vangeli di Sangue.


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