Editore: Carbonio Editore

Data di pubblicazione: Maggio 2019

Collana: Origine

Pagine: 288

Formato: Copertina flessibile

Prezzo di copertina: 16 € 

Ebook: 8,99 €

 

 

 


Dracula è un concentrato di miti e suggestioni interiorizzati da Stoker nel corso della vita. Pensiamo ai rapporti con Oscar Wilde – aggregato nella University Philosophical Society dopo che Bram ne è diventato presidente – e la sua famiglia, appassionati di folklore irlandese; alla collaborazione con il The Dublin Evening Mail dal 1871, che lo mettono in relazione con Sheridan Le Fanu1, comproprietario del giornale e penna sopraffina di narrativa del terrore; all’impiego nella gestione amministrativa del teatro londinese Lyceum diretto dal celebre attore Henry Irving, sovente impegnato in sanguinari melodrammi nel corso dei quali è solito “vampirizzare” la febbricitante suspense degli spettatori. Proprio su Irving viene plasmata parte della personalità del Conte, dimostratosi impeccabile nel mascherare la propria condizione di non-vita tramite una recitazione funzionale ai vari ruoli e contesti in cui si cala. Alla gestazione del romanzo concorrono anche lo studio del folklore scozzese – con le lascive e fatali vampire delle Highlands note come baobhan sith – e transilvanico. Quest’ultimo, decisivo nel decretare l’ambientazione dell’opera, Stoker lo ha ripreso da un articolo di Emily Gerard intitolato “Transylvanian Superstitions”, apparso nel luglio 1885 su Nineteenth Century. Nell’articolo vengono documentate credenze su tesori nascosti e maledetti, sulla genia dei nosferatu, dei licantropi, degli spiriti e, ciò che più carpisce l’interesse di Stoker, sul terrore per i redivivi. Invece dal volume An Account of the Principalities of Wallachia and Moldavia (1820) di William Wilkinson, consultato nella biblioteca di Whitby dove si è recato in vacanza nell’estate 1890, Stoker rileva il nome della sua creatura, in un primo momento battezzata Wampyr. La località diviene inoltre il teatro di una parte cruciale del romanzo, ovvero l’approdo in Inghilterra del Conte.

Stoker non tralascia nemmeno i fatti di cronaca nera che hanno segnato maggiormente l’opinione pubblica. Se ci pensate bene, nella prefazione a I poteri delle tenebre si menzionano indirettamente gli sconvolgenti delitti del Torso del Tamigi dal quale sono stati ripescati sacchi pieni di cadaveri di donne fatte a pezzi. Si è trattato di delitti mai risolti che, complice la stampa, un anno dopo hanno alimentato l’agghiacciante leggenda metropolitana di Jack lo Squartatore.

Possiamo quindi considerare l’atmosfera del Dracula un vortice emotivo impressionante per l’immaginario vittoriano, calamitato da quelle pagine dense di suggestioni particolarmente scottanti per la sensibilità sociale dell’epoca. Non stupisce dunque che dal 26 maggio 1897, quando l’editore Archibald Constable and Company di Westminster consegna finalmente al pubblico la prima edizione del Dracula, in breve tempo il libro sia stato ristampato ovunque, finanche in Scandinavia. Proprio qui ci imbattiamo in un affascinante caso letterario.

Bram Stoker e Valdimar Ásmundsson

Già, perché non stiamo parlando di semplici traduzioni, ma di vere e proprie riscritture. Infatti le edizioni islandese, Makt Myrkranna (1901), e svedese, Mörkrets Makter (1899), si presentano come rielaborazioni in chiave norrena del testo originale, con l’innesto di una marcata vena pulp. L’edizione islandese, curata da Valdimar Ásmundsson, presenta l’introduzione di Stoker stesso, probabilmente d’accordo sui possibili introiti derivanti da un riadattamento della sua opera. D’altronde il contratto del 1897 con l’editore Archibald Constable non poneva vincoli all’autore sulle concessioni a terzi dei diritti dell’opera. Un po’ come capitava a Arthur Conan Doyle, favorevole a rielaborazioni di Sherlock Holmes per il teatro e il cinema. Sulla scia del clamore suscitato dalla scoperta del testo islandese, è stata avviata un’indagine filologica anche sull’edizione svedese di cui si conosce molto meno2. Da quanto emerso finora sappiamo che Mörkrets Makter è apparso inizialmente a puntate, a partire dal giugno 1899, sulle riviste “Aftonbladets Halfvecko-upplaga” e “Dagen”, entrambe edite Aftonbladet con Harald Sohlman come caporedattore. Anche qui è avvenuta una scoperta incredibile. Mörkrets Makter avrebbe avuto due versioni: quella più estesa, uscita su “Dagen”, consta di oltre 271.000 parole – più lunga persino del Dracula originale – e preserva lo stile epistolare. Su “Aftonbladets Halfvecko-upplaga” è apparsa invece la versione più breve, con meno di 106.000 parole spalmate su appena 264 pagine e priva di lettere, diari e articoli. Quest’ultima è stata la matrice del Makt Myrkranna, ridotto ulteriormente da Ásmundsson in favore di un ritmo più serrato ma dall’intreccio nel complesso approssimativo. Anche stavolta la pubblicazione ha conosciuto una fase iniziale (a partire dal 13 gennaio 1900) a puntate sul settimanale “Fjallkonan”, fondato proprio da Ásmundsson nel 1884, prima di uscire in volume sei mesi dopo.

La scoperta di un simile apocrifo è avvenuta per puro caso. Alcuni stralci del Makt Myrkranna sono comparsi, per la prima volta tradotti in inglese, in Bram Stoker Omnibus (1986) a cura di Richard Dalby. Eppure nessuno si era accorto delle incongruenze. La fulminante scoperta si deve allo studioso Hans Corneel de Roos, che nel 2013 ha incaricato un’equipe di ricercatori di tradurre il testo islandese collocandolo nella giusta prospettiva. Quanto ne è emerso ha dell’incredibile.

Finanche il Conte Dracula denota una caratterizzazione differente rispetto alla versione originale, dove Stoker ne azzarda persino un ruolo da domestico, mansione a cui in precedenza nessun vampiro si era mai dedicato. Infatti in una scena del Dracula assistiamo al Conte impegnato a rassettare il letto dell’ospite, o per meglio dire prigioniero, Harker. Ciò lascia intuire che anche la cena della sera prima è stata imbandita dal padrone del castello, il tutto senza ricorso alla magia. Apparentemente una simile immagine rischierebbe di svilire lo spessore di Dracula, e invece la farsa di fingersi umano agli occhi di Harker accresce l’inquietudine della sua natura equivoca, oltre a rimarcare la tragicità della sua nobiltà decaduta. Ad ogni modo, il Conte di Ásmundsson non ha per dimora un castello abbandonato, non è lui che deve occuparsi di ogni incombenza, ma si avvale di una corte di rozze creature simili a scimmie, di un’anziana sordomuta come governante e di una bionda vampira senza nome con cui Thomas (omologo di Jonathan Harker) non può fare a meno di cadere in tentazione, tradendo la fidanzata che qui ha nome Wilma.

Questo Dracula apocrifo è meno femmineo, più marziale e spudorato. Così come più spudorato è l’intero Makt Myrkranna. Le donne infatti, tutte bellissime (in tale variante il Conte se ne circonda finanche nella residenza londinese) e voluttuose, appaiono irresistibili. Anche la portata del terrore è meno circoscritta. Dracula non sembra dimostrarsi una minaccia deliberata per Thomas, quanto piuttosto per i governi democratici d’Europa che intende rovesciare al fine di instaurare – udite, udite! – un Nuovo Ordine Mondiale. Come se non bastasse ne viene suggerita anche una predilezione negromantica, comprovata dalla presenza di un testo di magia medievale nella propria libreria e dall’officiazione di un rituale sanguinario in un tempio sotterraneo.

A ciò si aggiungono innesti tipici delle antiche saghe norrene. Ad esempio la razza sovrumana del Conte viene etichettata come draugr, il corrispettivo nordico dei revenant. Così come la scimmiesca e possente manovalanza di corte rimanda ai troll delle leggende.

Tali elementi denotano un’affascinante coincidenza che avvalora una pista molto suggestiva, stando alla quale Bram Stoker sarebbe stato coinvolto in prima persona nella stesura dei testi scandinavi. A ben vedere, gli appunti di Stoker presentano diversi spunti, mai sviluppati nel Dracula3, che accomunano Mörkrets Makter e Makt Myrkranna, quali ad esempio la governante sordomuta al servizio del Conte, la presenza di un detective della polizia (Cotford nelle annotazioni di Stoker, tramutato in Barrington nelle varianti nordiche), le frequenti visite del Conte a Lucy affetta dai postumi della suzione, oppure il tempio segreto nei sotterranei della residenza del Conte.

Dacre Stoker, pronipote di Bram, è convinto del coinvolgimento diretto del suo avo. Egli sostiene che le «deviazioni dall’edizione Constable del 1897 non avrebbero potuto derivare solo da errori di traduzione o da una libera interpretazione dell’originale: i cambiamenti erano troppo significativi. I punti in comune tra le prefazioni islandese e svedese e la trama modificata sono tali da far pensare che fu Bram a scrivere entrambe. A mio parere, i testi svedese e islandese sono un’altra versione o bozza di Dracula, scritta da Bram tra il 1890 e il 1897. I poteri delle tenebre non Dracula – era semplicemente un titolo diverso per un libro diverso.

[…] Sembra che Bram avesse delineato la Parte I – i dettagli del viaggio di Harker e gli orrori nel Castello di Dracula – ma che non abbia mai sviluppato la storia nella Parte II»4. Ecco spiegata, secondo lui, la seconda parte sbrigativa e raffazzonata che rende Makt Myrkranna un progetto incompleto più che un romanzo vero e proprio. Lo scrupoloso studio di de Roos attesta che la Parte I della variante islandese è più lunga del 63% (ben 14.500 parole) rispetto all’originale, mentre la Parte II si riduce del 93% (con 128.760 parole in meno). Quest’ultima è priva della formula epistolare prediletta da Stoker, adottando invece il punto di vista del narratore onnisciente.

Come avrete capito il Makt Myrkranna è stato un fulmine a ciel sereno che ha scombussolato il mondo accademico, fornendogli una pista inedita ancora non completamente battuta. Pertanto non si escludono ulteriori sorprese in futuro, considerando che del Mörkrets Makter si conosce ancora meno.

Intanto anche in Italia abbiamo la fortuna di gustarci questa versione inedita, ottimamente riproposta da Carbonio Editore con il titolo I poteri delle tenebre. La trama si accompagna delle approfondite note (aggiornate appositamente per l’edizione italiana) del curatore Hans Corneel de Roos, autore anche di una corposa introduzione. Completano il volume la prefazione di Dacre Stoker e la postfazione di John Edgar Browning. Non si poteva chiedere di meglio per un’opera tanto importante quanto misteriosa e affascinante. Sicuramente tra le migliori sfornate editoriali del 2019.

 

 

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  1. Il romanzo Carmilla (1872) ha influito moltissimo sull’architettura del Dracula. Basti pensare che in un primo tempo Stoker aveva optato per la Stiria come ambientazione, chiaro rifacimento al capolavoro di Le Fanu.
  2. Persino l’autore è dubbio. Si conosce solo la sigla A-e, forse corrispondente alle iniziali. L’ipotesi finora più accreditata conduce al giornalista Anders Albert Andersson-Edenberg (1834-1913).
  3. Alcune di queste annotazioni le ritroviamo ne L’ospite di Dracula, probabile prequel del Dracula o comunque l’insieme dei primi capitoli di una sua versione precedente, poi omessi nell’edizione definitiva.
  4. D. Stoker, Prefazione a I poteri delle tenebre. Dracula il manoscritto ritrovato, Carbonio Editore, Milano 2019, p. 18.

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